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Supply Chain Act e direttive europee: come supportare la sostenibilità e la compliance aziendale

La Supply Chain Act e la Direttiva CSDDD (Corporate Sustainability Due Diligence Directive) sono normative cruciali che impongono alle aziende l’obbligo di garantire la sostenibilità e la gestione responsabile lungo l’intera catena di fornitura. Queste normative richiedono che le imprese implementino procedure di due diligence per identificare, prevenire e mitigare i rischi associati ad impatti negativi sui diritti umani e sull’ambiente.

La Supply Chain Act, già in vigore in Germania dal 2023, si applica inizialmente alle imprese con oltre 3.000 dipendenti, estendendosi nel 2024 a quelle con almeno 1.000 dipendenti. Questa legge richiede alle aziende di effettuare valutazioni di rischio su tutti i fornitori e implementare meccanismi per affrontare eventuali violazioni.

La CSDDD, approvata dall’UE nel 2024, impone obblighi di due diligence simili ma con una portata più ampia e armonizzata a livello europeo. Questa direttiva riguarda aziende con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni di euro. Le imprese devono garantire che i loro fornitori, diretti e indiretti, rispettino standard internazionali in materia di diritti umani e ambiente. La legge prevede, tra l’altro, la creazione di piani d’azione per il cambiamento climatico, che devono allinearsi agli obiettivi climatici europei per il 2050.

Aspetti fondamentali delle normative

  • Due Diligence Obbligatoria: le aziende devono adottare una politica di due diligence che descriva il loro approccio nella gestione dei rischi legati ai diritti umani e all’ambiente. Questo include l’analisi delle proprie operazioni, quelle delle filiali e dei partner commerciali, coprendo sia l’aspetto upstream (fornitori) che downstream (distributori).
  • Soglie di applicazione: le obbligazioni si applicano a diverse categorie di aziende in base al numero di dipendenti e al fatturato. Ad esempio, le aziende con oltre 5.000 dipendenti dovranno rispettare le normative a partire dal 2027, mentre altre con fatturati minori avranno scadenze successive.
  • Misure preventive e di mitigazione: Le aziende devono prendere misure appropriate per prevenire o mitigare gli impatti negativi, implementando piani d’azione e collaborando con partner commerciali. È previsto anche un monitoraggio continuo e la pubblicazione di report annuali sulla compliance.
  • Responsabilità civile: gli stati membri dell’UE devono creare meccanismi legali per consentire richieste di risarcimento a causa di violazioni delle normative. Ciò implica che anche le organizzazioni non governative possano agire per conto dei soggetti danneggiati.

Integrazione delle normative europee

 

Queste normative non sono isolate, ma fanno parte di un quadro più ampio di regolamentazione volto a rafforzare la sostenibilità e la trasparenza delle aziende in Europa. Oltre alla Supply Chain Act e alla CSDDD e altre normative hanno un impatto significativo sulle catene di fornitura.

La CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) introduce obblighi di rendicontazione più estesi rispetto alla precedente NFRD (Non-Financial Reporting Directive). Le aziende con più di 250 dipendenti o un fatturato superiore ai 40 milioni di euro devono fornire rapporti dettagliati sulle loro prestazioni ambientali, sociali e di governance (ESG). Questi rapporti devono includere anche i dati relativi ai fornitori, fornendo maggiore trasparenza sulle pratiche sostenibili lungo l’intera catena di approvvigionamento.

La direttiva europea estende il concetto di due diligence richiedendo alle aziende di identificare e affrontare i rischi legati ai diritti umani e all’ambiente lungo tutta la Supply Chain, inclusi i fornitori diretti e indiretti. Le imprese devono adottare misure preventive e di mitigazione per evitare violazioni dei diritti umani e danni ambientali, contribuendo così a una supply chain più responsabile e sostenibile.

Infine l’ EUDR (EU Deforestation Regulation) è una normativa mirata a prevenire la deforestazione legata alle attività commerciali globali. Le aziende che importano beni nell’UE, come legno, olio di palma, caffè e carne bovina, devono dimostrare che i prodotti non provengano da terreni deforestati illegalmente. Le imprese devono implementare sistemi di due diligence che garantiscano la tracciabilità e la sostenibilità delle materie prime utilizzate, aiutando a ridurre l’impatto ambientale delle loro catene di fornitura.

Implicazioni per le Aziende

 

Le aziende devono adattarsi a questo nuovo contesto normativo adottando un approccio integrato alla sostenibilità e alla compliance. Strumenti tecnologici avanzati come quelli offerti da Compass360 possono facilitare la gestione della due diligence e del reporting ESG, offrendo soluzioni per:

  1. Monitoraggio dei fornitori: attraverso la raccolta e l’analisi dei dati sulla sostenibilità dei fornitori, le aziende possono garantire la conformità a normative come la Supply Chain Act, la CSRD e l’EUDR.
  2. Reportistica trasparente: le aziende devono preparare report dettagliati sui rischi e gli impatti ambientali e sociali. Soluzioni software permettono di centralizzare i dati e assicurare che siano in linea con gli standard richiesti dalle normative europee.

Conclusione

L’adozione di normative europee in ambito sostenibilità come la Supply Chain Act o la CSDDD rappresenta una sfida importante per le aziende che operano a livello globale. Tuttavia, con gli strumenti giusti, come le piattaforme di gestione della Supply Chain, le imprese possono trasformare la conformità normativa in un vantaggio competitivo, migliorando la trasparenza e la sostenibilità delle loro operazioni.

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